L’uomo che ha insegnato ad imparare dagli errori

22 Giugno 2023

Nel giorno del suo funerale l’amministrazione comunale vuole rendere omaggio ad Alberto Forconi, per la passione con cui si è dedicato a valorizzare la ceramica di Montelupo e a ricostruirne la storia, frammento dopo frammento.

Una vita per la ceramica ricostruita nei suoi passaggi essenziali assieme a Paolo Pinelli che con Alberto Forconi ha condiviso un bel pezzo di vita.

La storia di Alberto Forconi è strettamente legata a quella della ceramica di Montelupo, quando appena 25 enne venne coinvolto assieme a Fabrizio Coli nelle attività di recupero del “Pozzo dei Lavatoi”.

Nel marzo del 1973 durante i lavori di pavimentazione della parte alta di Montelupo venne rinvenuto un cerchio di pietre, l’allora assessore Angelo Faggioli assieme al responsabile del servizio lavori pubblici decisero di coinvolgere la Sovrintendenza, iniziando così il processo che ha condotto al recupero della storia della manifattura di Montelupo.

I primi 9 metri del “pozzo” vennero scavati dagli operai del Comune e la Sovrintendenza coinvolse il tecnico Enea Busoni per seguire le attività; fu Busoni a chiamare Alberto Forconi e Fabrizio Coli, entrambi, già ceramisti esperti, nonostante la giovane età a cui si aggiunse anche Piero Sabatini.

I frammenti venivano portati nel fondo che oggi ospita Foto Gianni e lì iniziava il lavoro di restauro.

Tanti i ragazzini del territorio attratti da questa scoperta che proprio in quelle circostanze iniziarono a far parte di quello che sarebbe divenuto il Gruppo Archeologico di Montelupo, assieme a loro arrivarono molti ceramisti esperti. Erano gli anni fra il 1973 e il 1975.

«Alberto Forconi era mosso da una passione civile forte che lo portava ad impegnarsi per valorizzare la ceramica e l’arte. È sempre stato curioso, non si è mai accontentato delle risposte scontate ed ha sempre cercato di approfondire, di indagare. Mi viene da definirlo “un artigiano della mente” che ha saputo intrecciare i suoi tanti saperi», ricorda Paolo Pinelli.

Tanti saperi che ha acquisito nel corso della sua lunga carriera e dei prestigiosi incarichi che ha ricoperto.

Ben presto, da torniante divenne responsabile di processo alle ceramiche Minerva di Lastra a Signa.

Da lì si spostò al colorificio Romer di Firenze, uno dei più prestigiosi in italia, nato alla fine dell’Ottocento: per ogni colore avevano fino a 30 varianti e un bagaglio di competenze grazie alla quali l’azienda ha fatto scuola in Italia.

Forconi era impegnato nel reparto macinazioni e qui acquisì ancora nuove competenze, rendendo trasversale la sua conoscenza della ceramica.

Una conoscenza che impiegò negli anni successivi nel suo lavoro di controllore di produzione per un buyer. Anche in questo ruolo non si limitava a registrare gli errori, ma cercava di capirne l’origine e dava indicazioni su come evitarli.

Un’attitudine questa che lo ha portato negli anni ad affiancare i suo diversi impieghi al ruolo di insegnante, per oltre 40 anni.

Mentre lavorava alla Minerva insegnò alla scuola di ceramica di Lastra a Signa, poi si spostò alla scuola di San Colombano, per arrivare nel 1999 a Montelupo.

«Verso la fine degli anni Novanta la scuola della ceramica di Montelupo era in crisi, aveva una dimensione prettamente locale; assieme all’allora direttore del Museo, Fausto Berti, ci interrogavamo su come sostenerla e fu Berti ad avere l’idea di chiamare come direttore Alberto Forconi.

Il suo approccio è stato fondamentale: univa capacità organizzative ad un metodo di insegnamento innovativo: partiva dall’errore. Ma non lo analizzava ex post come fanno tanti volumi, lo creava volutamente per far capire all’allievo cosa determinava il difetto di produzione della ceramica e quindi come evitarlo. Un metodo talmente efficacie ed interessante da valere la pena di descriverlo in un libro», prosegue Pinelli.

È così che assieme a Fabrizio Lucchesi, attualmente docente presso l’Accademia delle Belle Arti, nacque il volume “Problemi e difetti nella ceramica artistica : cause e rimedi”

Il volume, frutto di oltre quarant’anni di esperienze professionali e didattiche dell’autore, è articolato in 91 schede divise in quattro sezioni dedicate ai problemi ed ai difetti provocati o riscontrati a crudo, dopo la prima cottura, dopo la seconda cottura, nel terzo fuoco.

L’approccio alla materia è rigorosamente tecnico-pratico; il linguaggio non specialistico e descrittivo è adatto ad un lettore che possieda un primo livello di conoscenza e di esperienza nel processo produttivo della ceramica artistica.

Un approccio quello di Forconi che è stato essenziale anche per ricostruire i reperti rinventuti nel pozzo. Grazie alla sua conoscenza trasversale è stato possibile ridurre il numero dei frammenti omogenei che potevano far parte di uno stesso manufatto.

É stato direttore della scuola della ceramica fino al 2009.

«Il lascito di Alberto Forconi a Montelupo è davvero importante: ha contribuito a ricostruire frammento dopo frammento la storia della nostra manifattura ed ha formato generazioni di ceramisti, con un approccio che trovo innovativo ancora per i nostri giorni: si parte dall’errore per ricercare la qualità e non si assurge la perfezione come meta. Direi che in un mondo in cui la perfezione è il modello valorizzare gli errori è un atto rivoluzionario, in ceramica come nella vita. Il racconto di Paolo Pinelli è stato prezioso per recuperare il ricordo di Alberto Forconi, che sia io che la giunta volevamo salutare ripercorrendo la sua storia. Grazie Alberto e che la terra che hai amato tanto ti sia lieve», afferma Paolo Masetti, sindaco di Montelupo.