Il cambiamento climatico si contrasta in tanti modi, anche con una diversa gestione del verde pubblico

20 Giugno 2023

Il comune di Montelupo ha inserito nei documenti di programmazione 2023-2025 un importante e innovativo obiettivo operativo denominato “Azioni in contrasto e di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico”, nella consapevolezza che risulta necessario riassettare con urgenza la città, al fine di mantenerla vivibile e sicura, alle nuove condizioni imposte dalle mutazioni in atto.

In questo contesto il Comune sperimenta in due aree del territorio un diverso approccio nella gestione del verde pubblico e degli sfalci dell’erba.

Le piante offrono diversi servizi “ecosistemici”, tra i quali la difesa naturale dalle temperature elevate soprattutto nei periodi estivi. Attraverso l’evapotraspirazione delle piante, l’acqua contenuta nel terreno viene vaporizzata nell’aria modificando il microclima e producendo maggiore refrigerio. Inoltre mantenere l’erba più alta riduce il rischio di desertificazione, di cui il 17 ricorreva la giornata mondiale in contrasto, e di impoverimento del suolo.

È importante quindi avere molto verde in città, dove maggiore è l’inquinamento atmosferico e più alta è la possibilità che si abbiano elevate temperature, incrementando la superficie destinata ai prati e aumentando la messa a dimora di alberi. Si calcola che 1.000 m2 di una buona copertura di tappeto erboso restituiscano all’aria per evapotraspirazione in una giornata di sole, 2.500-3.000 litri d’acqua. L’abbassamento di temperatura che il tappeto erboso è in grado di creare è di 5°C rispetto al suolo nudo e di 15°C nei confronti di una superficie asfaltata.

«Il prato all’inglese è uno di quegli elementi che portano il segno meno nelle politiche di contrasto al cambiamento climatico, anche solo pensando ai combustibili fossili necessari a tagliaerba e decespugliatori. Occorre quindi sfatare l’equazione erba alta = sporco. Il verde spontaneo è un ecosistema bello che garantisce la tutela della biodiversità, la riproduzione di specie protette come le orchidee selvatiche, ma anche di insetti indispensabili alla vita come gli impollinatori, che in un prato rasato non trovano alcun fiore mellifero. Inoltre gli sfalci continui permettono la sopravvivenza spesso a sole specie resistenti ai tagli, spesso invasive e aliene, riducendo la biodiversità vegetale. Per questo occorre cambiare mentalità e approccio, crescendo culturalmente. Certamente non lo si fa in modo repentino e drastico, ma procedendo per piccoli passi: senza estremismi. Da qui l’idea di sperimentare una diversa gestione del verde pubblico intanto in due aree defilate e meno frequentate dai cittadini. I risultati attesi sono: minori emissioni, maggiore biodiversità, minori costi che possono essere reinvestiti in altre azioni climatiche positive», afferma l’assessore all’ambiente Lorenzo Nesi.

In questo piccolo progetto sperimentale sono state individuate due aree poco frequentate dai cittadini: una nei pressi polo sportivo, all’ingresso carrabile allo stadio Castellani e un’altra più ampia nel Parco dell’Ambrogiana, in un terreno che lambisce il Museo Archeologico e procede a valle verso l’Arno. Lì al momento l’erba è stata lasciata crescere in modo spontaneo senza prevedere sfalci primaverili per capire come si evolve la situazione. Basta passarci per rendersi conto della enorme differenza tra prati vicini. Chiaramente, come da regolamento, occorre tenere i cani al guinzaglio ed evitare, per la loro salute, di portarli nelle aree non sfalciate.

Fra qualche settimana sarà valutata la situazione per decidere se procedere al taglio estivo, tenendo chiaramente presente anche il rischio incendi, o se lasciarla così fino alla fine dell’estate. Al termine di questa sperimentazione saranno valutati gli effetti e deciso se proseguire e ampliare le zone interessate.